Sequenze & Rêves

Musiche al crocevia

Anniversari della musica italiana del XX secolo

Petrassi/Maderna/Berio

 Napoli, 5–26 novembre 2023

 

sabato 11 novembre 2023ore 20.00Chiesa dei SS. Marcellino e Festo, Napoli

Sequenze & Rêves

 Berio Sequenza I per flauto

Petrassi Dialogo angelico per due flauti

II flauto Francesco Attore

                    Souffle per flauto in do, flauto in sol, ottavino

Berio Duetti per due violini

Petrassi Romanzetta per flauto e pianoforte

Maderna Honeyrêves per flauto e pianoforte

Poulenc Sonata per flauto e pianoforte

                    Allegro malinconico, Cantilena, Presto giocoso

 

flauto Roberto Fabbriciani

pianoforte Bruno Canino

 

Biglietto singolo concerto: Prevendite abituali e su www.azzurroservice.net

Vendita al botteghino 1 ora prima del concerto

a 7 concerti

Sequenze & Rêves, una nuova tappa del nostro itinerario al crocevia del ricco e vario mondo della cosiddetta musica contemporanea, guidati idealmente da tre grandi del ‘900 italiano – Petrassi, Maderna e Berio – e dalla presenza in scena di protagonisti delle cronache italiane della ‘nuova musica’: nel caso di questo programma due protagonisti assoluti, che già di per sé valgono l’interesse della serata, il flautista Roberto Fabbriciani e il pianista Bruno Canino.

Si parte nel segno di Luciano Berio con la Sequenza I per flauto, che è la capostipite di quello straordinario repertorio di virtuosismo strutturale e strumentale, di gestualità musicale e di scena modellato sul profilo di grandi interpreti, costituito dalle 14 Sequenze, disseminate in un arco temporale che va dal 1958, anno della Sequenza I, al 2002 (un anno prima della scomparsa del musicista): oltre 40 anni per uno dei più straordinari cicli strumentali della musica occidentale. Sulla Sequenza I è lo stesso Berio illuminarci: “è costruita a partire da una sequenza di campi armonici da cui scaturiscono le altre funzioni musicali; viene precisato e sviluppato un discorso essenzialmente armonico fino a suggerire un ascolto polifonico. È stata composta per Severino Gazzelloni”.

All’incrocio tra lavorìo compositivo, estro espressivo e performance, il più anziano Goffredo Petrassi non è da meno, soprattutto in certe invenzioni del secondo ‘900, quando superato il confronto/scontro con le avanguardie ufficiali, piega verso una personalissima applicazione della dodecafonia che viola il matematico rigore del metodo in favore di un’urgenza di libera espansione melodica, quella che già s’affaccia nel lirismo ironico e assorto di Dialogo angelico (1948) e fiorisce in Souffle (1969) che impegna l’unico esecutore con tre flauti diversi: l’ascolto è preso da trame strumentali sempre più rarefatte, concentrate. Qui l’altissimo esercizio di stile è – come nell’ultimo Montale – lo schermo poetico dello scetticismo civile dell’uomo Petrassi, disilluso dall’andazzo (culturale, sociale) dei tempi. Nella Romanzetta per flauto e pianoforte (1980), la felicità del suono e dell’invenzione si leva, in un compositore settantaseienne, sullo sfondo di un magistero delle strutture formali ormai assoluto: massima complessità nella massima semplicità, approdo di una creatività di lunga durata.

Fra strutturalismo e lirismo ritroveremo anche la sognante Honeyrêves (1961) di Bruno Maderna: con tutto il suo avanguardistico l’armamentario di corde pizzicate al pianoforte e fluttering al flauto, questi insoliti ‘sogni d’oro’ nascondono appena quell’aspirazione a un archetipico melos perduto che è il sottofondo costante della malinconia creativa di questo grande compositore.

Berio tornerà in programma con una scelta dai suoi deliziosi Duetti per due violini (1979-1983): minimi quadretti (alcuni di durata inferiore al minuto) di difficoltà progressiva concepiti con un esplicito scopo didattico a cui si sovrappone l’occasione felice di dedicare ciascuno di essi a una persona conosciuta, cosicché si ricompone tramite di essi tutto un mondo di amici, colleghi musicisti, critici, poeti: il vivo milieu umano culturale e artistico che nutre la linfa creativa di Berio, artista engagé nel più felice senso della parola, in relazione costante e attiva con il proprio tempo e i suoi protagonisti, le urgenze sociali, culturali, politiche. Ma quel che più conta qui è che come in altri capolavori di letteratura musicale per i giovani – dall’Album di Schumann ai Mikrokosmos di Bartók – la forma semplice e breve è banco di prova di invenzione poetica, prova felicemente superata.

Dopo questo stimolante fronte di avanguardie il programma si chiuderà con un’altra faccia tra le tante che il ‘pluriverso’ musicale del ‘900 ci offre, quello squisitamente francese di Francis Poulenc (1899-1965), autore di mozartiana levità che evita i furori sperimentali a favore di una decantazione del cosiddetto ‘impressionismo’ musicale in uno stile inconfondibile, limpido, fatto di vitale ironia motoria e di improvvisi abbandoni melodici, come nella celebre e amata Sonata per flauto e pianoforte (1957).    

Roberto Fabbriciani, uno dei più accreditati interpreti del repertorio contemporaneo, nel 1964 diventa allievo di Severino Gazzelloni, pioniere della riscoperta moderna del flauto in Italia, e tra i due inizia un rapporto di collaborazione artistica e amicizia. Agli inizi degli anni Settanta entra in contatto con alcuni dei più importanti compositori dell’avanguardia musicale internazionale, tra cui Bruno Maderna, Luigi Nono, Salvatore Sciarrino e Brian Ferneyhough. Inizia la carriera da solista, collaborando con importanti compositori tra i quali: Luciano Berio, Pierre Boulez, Sylvano Bussotti, John Cage, Elliott Carter, György Ligeti, Bruno Maderna, Olivier Messiaen, Ennio Morricone, Goffredo Petrassi, Karlheinz Stockhausen.  Molti compositori gli dedicano opere da lui eseguite in prima assoluta e altri si avvalgono delle sue doti di interprete per approfondire la ricerca musicale e compositiva.

Bruno Canino, uno dei più prestigiosi pianisti della scena internazionale, è nato a Napoli, e ha studiato a Milano, dove poi ha insegnato per 24 anni. Come solista e pianista da camera ha suonato nelle principali sale da concerto e nei più prestigiosi festival europei, in America, Australia, Giappone e Cina. Ha suonato sotto la direzione di Claudio Abbado, Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Luciano Berio, Pierre Boulez, con orchestre quali la Filarmonica della Scala, l’Orchestra di Santa Cecilia, i Berliner Philharmoniker, la New York Philharmonia. Si è dedicato in modo particolare alla musica contemporanea, lavorando, fra gli altri, con Pierre Boulez, Luciano Berio, Karlheinz Stockhausen, György Ligeti, Bruno Maderna, Luigi Nono, Sylvano Bussotti, di cui spesso ha eseguito opere in prima esecuzione. I suoi libri Vademecum del pianista da camera e Senza musica sono editi da Passigli.

 

BERIO SU BERIO

 Sequenza I per flauto

“Sequenza I è costruita a partire da una sequenza di campi armonici, dai quali scaturiscono con un massimo di caratterizzazione le altre funzioni musicali. In Sequenza I viene precisato e sviluppato melodicamente un discorso essenzialmente armonico fino a suggerire un ascolto di tipo polifonico. Nel 1958 utilizzavo il termine polifonico in senso letterale, e non in senso virtuale, come invece tenderei a fare adesso lavorando con strumenti monodici. Volevo cioè raggiungere un modo di ascolto così fortemente condizionante da poter costantemente suggerire una polifonia latente e implicita.  Sequenza I è stata composta nel 1958 per Severino Gazzelloni.”

Duetti per due violini

“Se una notte d’inverno… un violinista-musicologo dice che oltre a quelli di Bartók oggi non ci sono abbastanza duetti, può accadere che un compositore si metta a scrivere fino alle prime luci dell’alba … e poi ne scriva ancora nei momenti di riposo, in città e in alberghi diversi, fra una prova e l’altra, viaggiando, pensando a qualcuno, cercando un regalo … È quello che è capitato a me, e di ciò sono grato al violinista notturno che ha infatti dato il nome a uno di questi Duetti.

In ogni pezzo ci sono dunque nascoste ragioni e occasioni personali: in BRUNO (Maderna), per esempio, c’è il ricordo delle musiche «funzionali» che si componevano assieme negli anni Cinquanta; MAJA (Pliseckaja), russa, dà il nome alla trasformazione di una canzone russa, mentre ALDO (Bennici), siciliano, dà il nome a una vera e propria canzone siciliana; con PIERRE (Boulez), scritto in occasione di una serata d’addio, sviluppo un frammento di …Explosante-fixe…; GIORGIO FEDERICO (Ghedini) è un ricordo dei miei anni di conservatorio. E così via … Questi Duetti sono per me un equivalente di quello che i vers de circonstance erano per Mallarmé: non sono cioè legati da ragioni musicali ma, piuttosto, dal tenue filo delle circostanze.

C’è però nei Duetti un aspetto obiettivamente pedagogico: una delle due parti (di solito la seconda, che è spesso la più facile) si concentra su uno specifico problema tecnico, su un carattere espressivo sempre diverso e, occasionalmente, su stereotipi violinistici; così che un giovane violinista può contribuire, in certi momenti, a situazioni musicali relativamente complesse da un punto di vista molto più semplice, suonando ad esempio una scala di re maggiore.

Vorrei scrivere un caleidoscopio di un centinaio di Duetti. Ogni gruppo di trentatré verrà commentato da un duetto «da concerto» che svilupperà in una prospettiva più ampia le diverse circostanze di questo mio folklore privato”.