Scarlatti/Bernstein/Gardel – Auditorium Rai Napoli

Venerdì 27 novembre 2009 – ore 21.00
Auditorium RAI di Napoli

‘Dirindina’

D. Scarlatti      La Dirindina  Intermezzo I
L. De Filippi     Intermezzo per clarinetto, clavicembalo, voci e archi
D. Scarlatti    La Dirindina   Intermezzo II

L. De Filippi   Los amores de Gardel   suite su tanghi di Carlos Gardel per clarinetto, arpa e archi

L. Bernstein / L. De Filippi  Bernstein salade

Dirindina   Elisabetta Russo,  soprano
Don Carissimo  Juan Possidente,  baritono
Liscione  Giandomenico Cappuccio, tenore

Gaetano Russo, clarinetto

NUOVA ORCHESTRA SCARLATTI
Luigi De Filippi,  cembalo e direttore

Venerdì 27 novembre, Auditorium RAI, ore 21.00, Scarlatti/Bernstein/Gardel, quarto appuntamento dell’Autunno musicale della Nuova Orchestra Scarlatti. Un programma che si muove in un gioco di specchi tra Vecchio e Nuovo Mondo, partendo dalla frizzante vicenda della Dirindina, “farsetta per musica” in cui  un giovane Domenico Scarlatti (siamo nel 1715), sul testo spiritoso, e anche un tantino piccante, del senese Girolamo Gigli, sperimenta quel genere buffo che di lì a poco avrebbe trionfato sulle scene di tutta Europa, e lo fa con un’invenzione mobilissima, che non esprime astratte passioni, ma aderisce in presa diretta all’azione, segue i personaggi sulla scena, ne suggerisce i gesti.

Dirindina, cantante in erba, tanto inesperta ancora di acrobazie vocali quanto naturalmente dotata di un mix esplosivo di ingenuità e malizia, si lascia attrarre dal miraggio, prospettatole dal fatuo castrato Liscione, di esibirsi sui palcoscenici della grande Milano, già all’epoca evocata come capitale del successo e dei soldi facili (ben 600 filippi!). A questi azzardati disegni si oppone il maestro della ragazza, Don Carissimo, vecchio, geloso e un po’ tabaccone, ma cuore buono e tanto preoccupato delle sorti della sua sventata allieva da invocare l’intervento di mamma… Dirindona: “Commar Dirindona, la vostra figliola lascia la scuola per fare il bordello.
”Intanto Liscione ammaestra Dirindina per Milano, soprattutto su come prendere “d’amore al laccio merlotti e cicisbei”, dando loro “il pillotto”, (cioè facendoli rosolare di passione a fuoco lento); poi la convince a tentare la grande scena tragica di Didone abbandonata,(e qui non manca la satira sulle esagerazioni posticce del melodramma serio). Irrompe Don Carissimo che scambiando la finzione per realtà e sentendo parlare di “macchiato letto” e “nodi maritali” crede Dirindina irrimediabilmente compromessa (con un castrato?) e addirittura incinta: così la scena si ingarbuglia in uno spassoso equivoco che cresce di battuta in battuta fino al vivacissimo finale a tre.

A sottolineare l’attualità della storia, l’azione agile e concentrata si snoderà con i cantanti in costume d’epoca che si muovono tra i musicisti dell’orchestra in moderna tenuta da concerto; e, tra i due Intermezzi che compongono la farsetta, il gioco di assonanze tra passato e presente porterà in scena un clarinetto che darà l’avvio a una variazione/divagazione sonora, un Intermezzo di Luigi De Filippi: sogno contemporaneo che si dissolve su quello settecentesco di Dirindina.

Ritroveremo Luigi De Filippi autore di Los amores de Gardel, suite che rielabora alcuni celebri tanghi degli anni d’oro di Carlos Gardel, da Volver  a Mi Buenos Aires querido (1934).
In una veste orchestrale ricca di suggestioni e di colori rivivrà l’anima del tango argentino: “pensiero triste che balla”, emerso tra ‘800 e ‘900 dai bassifondi di una Buenos Aires tentacolare e in tumultuosa crescita,  fuso in un crogiuolo di elementi spagnoli, africani, cubani, francesi, (e anche tedeschi, orientali, ebraici…), trasformato man mano – in un continuo rimbalzare di influssi “de ida y vuelta”, di “andata e ritorno” tra Americhe ed Europa – da musica di bordello a canto levigato e nostalgico di un “altrove” sempre sfuggente, musica del desiderio e dell’assenza.

E dai quartieri di Buenos Aires approderemo infine agli slums portoricani del West Side con Bernstein Salade, un collage dei motivi più emozionanti di West Side Story, l’amatissimo musical di Leonard Bernstein,  “Romeo e Giulietta” di una New York anni ’50, tenera e violenta.