Rhapsody in Blue – Auditorium Rai Napoli

Venerdì 11 dicembre 2009 – ore 21.00
Auditorium RAI di Napoli

E. Grieg    Dai tempi di Holberg  Suite in stile antico in sol magg. per orchestra d’archi op. 40
Preludio, Sarabanda, Gavotta – Musette, Aria, Rigaudon
F. Mendelssohn       Capriccio brillante in si min. per pianoforte e orchestra op. 22
 Andante, Allegro con fuoco
N. Rota               Petite offrande musicale  per fiati
G. Gershwin      Rhapsody in Blue   per  pianoforte e orchestra

François-Joël Thiollier, pianoforte

NUOVA ORCHESTRA SCARLATTI
Gianna Fratta,
  direttore

Venerdì 11 dicembre, Auditorium RAI, ore 21.00, Rhapsody, quinto appuntamento dell’Autunno musicale della Nuova Orchestra Scarlatti: una rapsodia, appunto, di paesaggi sonori, dalla suggestione degli orizzonti nordici alla fantasmogorica New York degli anni ruggenti.

Si inizia con Edvard Grieg e la sua Suite Dai tempi di Holberg per archi op. 40: pagina nata originariamente al pianoforte per rievocare con affetto e inconfondibile tinta scandinava il piccolo mondo antico, barocco e sentimental-popolare dei tempi di Ludwig Holberg (1684-1754), nome sconosciuto per noi, in realtà grande poeta norvegese, forse il primo di statura europea e fondatore del moderno teatro del suo paese. (Non a caso è stato definito “Molière del Nord”).
Nella trascrizione del 1885 per orchestra d’archi la Suite esalta, sotto la patina rococò, la vocazione di Grieg per i quadri musicali ricchi di libera e immediata espressione, (pensiamo ai suoi celebri Pezzi lirici): la cavalcata felice del Preludio, la distesa serenità nordica della Sarabanda, la spensieratezza bucolica della Gavotta che incornicia la graziosa Musette, poi l’intenso canto dell’Aria che sposa una religiosa intimità con la passione trattenuta delle melodie popolari scandinave, infine la vivacità indiavolata del Rigaudon, appena interrotta dalla eleganza nostalgica del bel Trio centrale.

Segue Felix Mendelssohn con il Capriccio brillante in si minore per pianoforte e orchestra op. 22. Composta tra il 1825 e 1826, questa pagina è uno dei frutti della straordinaria precocità creativa di Mendelssohn. Adolescente prodigioso Felix (era nato nel 1809, esattamente 200 anni fa), e non dimentichiamo che ad appena 12 anni già incantava il vecchio (immenso) Goethe per la naturalezza con cui riusciva in musica a risolvere quello che il grande poeta giudicava essere la meta stessa della propria personale ricerca intellettuale e artistica: “accordare l’aspirazione romantica dell’animo con la struttura classica della mente” Aspirazione romantica e struttura classica che ritroviamo in miracoloso equilibrio nel Capriccio brillante, in cui, dopo la breve introduzione Andante, il giovane  e ardente fuoco espressivo è continuamente incanalato nell’agile chiarezza di un virtuosismo che non ha ancora dimenticato la brillante razionalità del Settecento.

La seconda parte del concerto riparte con il nostro Nino Rota. Forse ancora non tutti sanno che Rota, l’artefice delle indimenticabili colonne sonore delle visioni cinematografiche felliniane  (ma anche di Soldati, Lattuada, Monicelli, Visconti, Coppola e tanti altri),  è stato anche un prolifico compositore di musica ‘colta’: teatrale, sinfonica, cameristica. Uno dei più grandi del Novecento italiano, dalla vena sorridente ed elegante e con un suo modo assolutamente libero di ricantare la tradizione, tra ironia e sogno, tenendosi accuratamente alla larga dai furori di tutte le avanguardie: e il suo sorriso attraversa la Piccola (e deliziosa) offerta musicale per fiati, nata in un anno difficile come il 1943.

Gran finale con la famosissima Rhapsody in Blue per pianoforte e orchestra, il primo tentativo di George Gershwin di trasfondere lo spirito e gli accenti della musica afro-americana, (come lui li aveva respirati da ragazzo agli albori della jazz era nei quartieri più popolari di New York), nelle forme della musica colta europea: e se non il tentativo più compiuto, resta senz’altro il più universalmente amato.
Il brano gli è commissionato da Paul Whiteman, carismatico iniziatore del jazz orchestrale, e il ventiseienne George, (siamo tra la fine del 1923 e il gennaio del 1924), in questa sua prima prova nel grande campo sinfonico, si fa guidare nell’orchestrazione dalle mani esperte del collega Ferde Grofé.
Alla prima newyorkese del 12 febbraio 1924 –  presso l’Aeolian Concert Hall, con la Palais Royal Orchestra di Whiteman e lo stesso Gershwin al pianoforte – assiste un folto pubblico, tra cui molte personalità della cultura e musicisti del calibro di Heifetz, Kreisler, Stokowsky, Rachmaninov, Stravinskij, tutti immediatamente conquistati dalla miscela esplosiva di idee e vitalità, freschezza e astuto meccanismo di questa pagina felicissima che, oltre a rendere il giovane George improvvisamente ricco e famoso, è diventata un’icona sonora del XX secolo, fin dall’indimenticabile glissando del clarinetto. Ecco come la descrive, come meglio non si potrebbe, lo stesso Gershwin: “Ho costruito la Rapsodia come una specie di caleidoscopio musicale dell’America, con il nostro miscuglio di razze, il nostro favoloso brio nazionale, i nostri blues, la nostra follia metropolitana”.

Sul podio della Nuova Orchestra Scarlatti una giovane figura, quella della pugliese Gianna Fratta, pianista oltre che direttore d’orchestra già di notevole esperienza (è stata fra l’altro assistente del grande Jurij Aronovič), con una predilezione per il repertorio novecentesco. (www.giannafratta.com)

Al pianoforte solista nel Capriccio  di Mendelssohn e nella Rhapsody di Gershwin,  una presenza d’eccezione:  François-Joël Thiollier, concertista franco-americano spesso residente in Italia, dal repertorio vastissimo e tocco tra i più sapienti e seducenti della scena mondiale. Thiollier ha vinto ben otto “Grands Prix” in concorsi internazionali, un risultato senza precedenti, suona con le più prestigiose orchestre – dalla Filarmonica di Leningrado al Concertgebouw di Amsterdam, dalla Orchestre National de France alla London Symphony Orchestra, e ha al suo attivo incisioni discografiche di riferimento assoluto di Rachmaninov, Gershwin, Debussy, Ravel.
Di lui la critica ha detto: “tecnica pazzesca, raffinata eleganza, compiuto senso del suono e, infine, qualità non delle minori, musicalità piena di generosità.” (www.fjthiollier.com)