Rendering ‘Ricordo al futuro’

Musiche al crocevia

Anniversari della musica italiana del XX secolo

Petrassi/Maderna/Berio

Napoli, 5–26 novembre 2023

 

domenica 26 novembre 2023ore 20.00 Sala Scarlatti del Conservatorio San Pietro a Majella, Napoli

Rendering ‘Ricordo al futuro’

 Brahms / Berio

 Opus 120  No. 1

per clarinetto e orchestra

Allegro appassionato. Sostenuto ed espressivo, Andante un poco adagio,  

Allegretto grazioso, Vivace

 Schubert / Berio

 Rendering per orchestra

dagli schizzi autografi della Decima Sinfonia in re maggiore (D 936 A) di F. Schubert

Allegro, Andante, Allegro

 

clarinetto  Gaetano Russo

 NUOVA ORCHESTRA SCARLATTI

direttore  Maurizio Dini Ciacci

 

Biglietto singolo concerto: Prevendite abituali e su www.azzurroservice.net

Vendita al botteghino 1 ora prima del concerto

a 7 concerti

 

 “Dissotterrare il futuro sepolto nel passato”

Appuntamento conclusivo della rassegna Musiche al crocevia, con un concerto sinfonico di eccezionale interesse, che propone due grandi pagine in cui passato e presente si fondono in una sintesi creativa di grande bellezza. Pagine frutto dell’amore di un artista come Luciano Berio per la memoria: Opus 120 No. 1, trascrizione orchestrale del 1986 di una delle opere più ‘progressive’ dell’ultimo Brahms, la Sonata per clarinetto e  pianoforte op. 120 n. 1; Rendering per orchestra (1989), restauro creativo degli abbozzi inediti della Decima Sinfonia di Franz Schubert, un capolavoro mai prima venuto alla luce.

Un evento di rilievo che ne rievoca un altro di notevole importanza per le cronache artistiche e culturali della nostra città (sulla scia di un’ideale continuità): la prima esecuzione italiana di Rendering, realizzata dall’Orchestra Scarlatti della RAI di Napoli, diretta dallo stesso Luciano Berio, l’8 maggio 1992 (in quella che sarebbe stata  l’ultima stagione sinfonica dell’Orchestra napoletana).

Ad aggiungere attualità e interesse all’occasione è la presenza sul podio della Nuova Orchestra Scarlatti, di un altro protagonista, un altro testimone diretto delle vicende musicali degli scorsi decenni, il  M.° Maurizio Dini Ciacci che per svariati anni ha collaborato con  Berio, come egli stesso afferma “in un clima di preziosa e irripetibile amicizia: con lui ho instaurato un rapporto di collaborazione professionale molto intenso e variegato, determinante per la mia crescita artistica. La presenza nel programma della trascrizione per clarinetto e orchestra della Sonata in Fa di Brahms rimane per me particolarmente significativa in quanto ho potuto seguire “dal vivo” la genesi di questo brano, apprezzando senza riserve la straordinaria capacità di Berio di riscrivere un capolavoro conclamato … e far risplendere di nuova luce la musica del passato”.

In Opus 120 No. 1 Berio vince la difficile sfida di “trasformare in orchestra il pianoforte di Brahms”, di far fiorire fra le pieghe dell’intimità cameristica di questa pagina del 1894 i germi sinfonici sempre latenti nella ‘prosa’ musicale brahmsiana proiettata verso il futuro; ad esempio negli slanci dell’Allegro appassionato, incitati dal clarinetto, o nei mahleriani bagliori del terzo movimento Allegretto grazioso.

Rendering è uno dei più esemplari confronti della contemporaneità con la grande tradizione: uno Schubert inedito, non filologicamente ricostruito, ma restituito nella sua frammentarietà da una trama che vuole essere anche interpretazione e commento di questi profetici abbozzi per una Decima Sinfonia. Berio rifugge dalla tentazione mimetica di ‘scrivere come Schubert’, e persegue la via di un restauro creativo che, come scrive lui stesso, sia in grado di  “riaccendere i vecchi colori senza però celare i danni del tempo e gli inevitabili vuoti creatisi nella composizione … Nei vuoti tra uno schizzo e l’altro ho composto un tessuto connettivo sempre diverso e cangiante, sempre pianissimo e «lontano», intessuto di reminiscenze dell’ultimo Schubert.” La geniale operazione ‘post-moderna’ di Berio – frutto di un artista “pensatore a tutto campo”, come lo definisce Umberto Eco (ricordando le lezioni americane di Un ricordo al futuro) – con i suoi voluti scarti dialettici tra ‘testo’ originale e nuovo ‘contesto’ ci regala un avvincente palinsesto sonoro: scopriremo uno Schubert ‘oltre’ Beethoven, “lo stupefacente clima espressivo dell’Andante” che “sembra abitato dallo spirito di Mahler”, l’affascinante disegno polifonico dell’Allegro finale. Come scrive Paul Griffiths, Rendering è una splendida prova di come Berio sappia “dissotterrare il futuro sepolto nel passato”: da non perdere.

Gaetano Russo, fondatore e direttore artistico della Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli, è stato Primo Clarinetto dell’Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli e dal 1980 al 1992 Primo Clarinetto solista dell’Orchestra Scarlatti della RAI di Napoli. Ha tenuto concerti in veste di solista in tutta Italia e nei principali centri europei: da Parigi a Berlino, da Salisburgo a Stoccolma.

È da sempre impegnato nella promozione e diffusione del repertorio contemporaneo; molte le sue esecuzioni solistiche in presenza degli autori: Goffredo Petrassi, Luciano Berio, Pierre Boulez, Franco Donatoni, Krzysztof Penderecki, ed altri.

Maurizio Dini Ciacci, nato a Trento, ha svolto gli studi musicali in quella città parallelamente a quelli classici e universitari presso la Facoltà di Giurisprudenza di Bologna. Dopo essersi diplomato in Pianoforte, Composizione e Direzione d’Orchestra, si è perfezionato presso la Musikhochschule di Monaco di Baviera. Dal 1980 si è dedicato soprattutto a quest’ultima disciplina e in particolare alla musica moderna e contemporanea, senza limitazione di stili e tendenze, grazie anche alla stimolante e proficua collaborazione con Luciano Berio, protrattasi per diversi anni.

Ha diretto numerose orchestre in Italia e all’estero. E’ stato inoltre Fondatore, Direttore artistico e Direttore stabile dell’Orchestra nazionale giovanile JFutura e di JFutura International con cui ha proposto più di cento concerti a testimonianza di un’intima e feconda vocazione didattica.

È stato invitato presso Festival o Istituzioni di prestigio quali: Biennale di Venezia, Festival dei Due Mondi di Spoleto, Ravenna Festival, Maggio Musicale Fiorentino, Philarmonie de Paris, Tokyo, Reykjavik, Sofia, Festival “Musica” Strasburgo ecc.

Sotto la sua direzione si sono esibiti artisti di fama internazionale fra cui Sandor Vegh, Heinz Holliger, Bruno Canino, Paolo Fresu, Elio, Luis Bacalov ecc., presso Istituzioni di prestigio quali il Teatro la Fenice di Venezia, il Teatro di Liegi, il Teatro San Carlo Napoli, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, nonché il Teatro di Trento di cui è stato anche, per alcuni anni, responsabile delle produzioni liriche.

Ha effettuato registrazioni radio-televisive per conto di RAI, RTSI, ORTF, RTFB e registrato cd per le case discografiche Naxos, Ricordi, Polygram, CPO, AS.

Attualmente è impegnato in un ampio progetto che comprende la registrazione dell’integrale delle Sonate di Mozart, un libro di prossima uscita (Mozart Chic&Shock), che contiene un’analisi alquanto singolare delle Sonate stesse, e una versione teatrale del testo che vedrà la luce nel 2024.

Il M.° Maurizio Dini Ciacci ricorda Berio

“Con grande piacere ho accettato l’invito da parte di Gaetano Russo a dirigere un concerto dedicato a Luciano Berio.

Per svariati anni ho collaborato con il grande Maestro in un clima di preziosa e irripetibile amicizia: con lui ho instaurato un rapporto di collaborazione professionale molto intenso e variegato, determinante per la mia crescita artistica e in grado di orientare una naturale predisposizione verso i più svariati generi musicali.

L’onnivora curiosità di questo  compositore ha sicuramente influenzato il mio approccio alla musica ed alla cultura in genere.

La presenza nel programma della trascrizione per clarinetto e orchestra della Sonata in fa di Brahms rimane per me particolarmente significativa in quanto ho potuto seguire “dal vivo” la genesi di questo brano, apprezzando senza riserve la straordinaria capacità di Berio di riscrivere un capolavoro conclamato, espressione di quella sua spettacolare abilità nel ricongiungersi e far risplendere di nuova luce la musica del passato.

Un passato in grado di alimentare il presente, un passato che Berio recuperava in un modo sempre vivo, originale e stimolante, come nel caso di Rendering, avvincente elaborazione e strumentazione di una articolata serie di frammenti che avrebbero dovuto servire a Schubert come base per una decima Sinfonia.”

Berio su Opus 120 No. 1

“Ho accumulato un numero pressoché infinito di motivi per interessarmi – e occasionalmente dedicarmi in maniera esplicita – alla trascrizione. Ma un motivo per me inconsueto e apparentemente meno impegnativo degli altri è quello che chiede alla trascrizione di inserirsi nel tessuto più concreto, più quotidiano, addirittura privato dell’esperienza musicale. Per molti anni parecchi amici, virtuosi della viola e del clarinetto, mi hanno espresso il rammarico che il loro strumento non potesse giovarsi di un repertorio con orchestra sufficientemente ampio. Gli amici, dunque, con la complicità di un mio vecchio amore di gioventù (la Sonata op. 120 n. 1 in fa minore per clarinetto o viola e pianoforte di Brahms) mi hanno convinto.

Non è poi tanto semplice trasformare in orchestra il pianoforte di Brahms, in maniera tale da farlo dimenticare e dare l’impressione che il lavoro sia stato concepito per orchestra. La Sonata diventa quindi quasi un Concerto e, «quasi come» fossi Brahms, ho scritto una breve introduzione al primo movimento e una, brevissima, al secondo.

Questo lavoro è stato scritto per l’Orchestra Filarmonica di Los Angeles, dove è stato eseguito per la prima volta nel 1986.

 

Berio su Rendering

 “Erano anni che mi veniva chiesto, da varie parti, di fare «qualcosa» con Schubert e non ho mai avuto difficoltà a resistere a quell’invito tanto gentile quanto ingombrante. Fino al momento, però, in cui ricevetti copia degli appunti che il trentunenne Franz andava accumulando nelle ultime settimane della sua vita in vista di una Decima Sinfonia in re maggiore (D. 936 A). Si tratta di appunti di notevole complessità e di grande bellezza: costituiscono un segno ulteriore delle nuove strade, non più beethoveniane, che lo Schubert delle sinfonie stava già percorrendo. Sedotto da quegli schizzi, decisi dunque di restaurarli: restaurarli e non ricostruirli.

Non trovo attraenti quelle operazioni di burocrazia filologica che inducono talvolta un incauto musicologo a far finta di essere Schubert (se non addirittura Beethoven) e a «completare la Sinfonia come Schubert stesso avrebbe potuto farlo». È una curiosa forma di mimesi, questa, che ha qualcosa in comune con quei restauri in pittura che si rendono responsabili di danni irreversibili, com’è il caso degli affreschi di Raffaello alla Farnesina a Roma. Lavorando sugli schizzi di Schubert mi sono proposto di seguire, nello spirito, quei moderni criteri di restauro che si pongono il problema di riaccendere i vecchi colori senza però celare i danni del tempo e gli inevitabili vuoti creatisi nella composizione (com’è il caso di Giotto ad Assisi).

Gli schizzi, redatti da Schubert in forma quasi pianistica, recano saltuarie indicazioni strumentali ma sono talvolta stenografici; ho dovuto quindi completarli, soprattutto nelle parti intermedie e nel basso. La loro orchestrazione non ha posto problemi particolari. Ho usato l’organico orchestrale dell’Incompiuta (due flauti, due oboi, due clarinetti, due fagotti, due corni, tre tromboni, timpani e archi) e nel primo movimento (Allegro) ho cercato di salvaguardare un ovvio colore schubertiano. Ma non sempre. Ci sono brevi episodi dello sviluppo musicale che sembrano porgere la mano a Mendelssohn e l’orchestrazione naturalmente ne prende atto. Infine, il clima espressivo del secondo movimento (Andante) è stupefacente: sembra abitato dallo spirito di Mahler.

Nei vuoti tra uno schizzo e l’altro ho composto un tessuto connettivo sempre diverso e cangiante, sempre pianissimo e «lontano», intessuto di reminiscenze dell’ultimo Schubert (la Sonata in si bemolle per pianoforte, il Trio in si bemolle con pianoforte, ecc.) e attraversato da riflessioni polifoniche condotte su frammenti di quegli stessi schizzi. Questo tenue cemento musicale che commenta la discontinuità e le lacune fra uno schizzo e l’altro è sempre segnalato dal suono della celesta.

Negli ultimi giorni della sua vita Schubert prendeva lezioni di contrappunto. La carta da musica era cara e scarsa, ed è forse per questo che, mescolato agli schizzi della Decima Sinfonia, si trova un breve ed elementare esercizio di contrappunto (un canone per moto contrario). Non ho potuto fare a meno di orchestrare anche quello e di assimilarlo allo stupefacente percorso dell’Andante.

Altrettanto stupefacente è il terzo movimento che è certamente la composizione orchestrale più polifonica che Schubert abbia mai scritto. Questi ultimi schizzi, a dispetto della loro frammentarietà, sono di una grande omogeneità di scrittura e paiono spesso come una ricerca di soluzioni contrappuntistiche diverse per uno stesso materiale tematico. Tuttavia gli schizzi presentano alternativamente i caratteri propri di uno Scherzo e di un Finale. Questa ambiguità di fondo, che il giovane Schubert avrebbe forse risolto o esasperato in maniera nuova, mi ha attratto in modo particolare; infatti i miei «cementi» si pongono, tra l’altro, lo scopo di rendere quell’ambiguità strutturalmente espressiva. Ho realizzato questo omaggio a Schubert tra il 1989 e il 1990, per la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam.”

Berio La trascrizione come invenzione cosciente

“La trascrizione mi interessa solamente quando si mette in relazione dialettica con il passato (anche il passato personale del compositore) o con tradizioni culturali differenti. Non per conservarle, ma piuttosto per trarne delle speranze. Una trascrizione che cerchi di svelare un altro volto della verità, e che non sia più trascrizione, ma invenzione cosciente.”