Musiche al crocevia
Anniversari della musica italiana del XX secolo
Petrassi/Maderna/Berio
Napoli, 5–26 novembre 2023
venerdì 10 novembre 2023 – ore 20.00 – Chiesa dei SS. Marcellino e Festo, Napoli
Dialoghi & Invenzioni
Petrassi Invenzioni per pianoforte
Due liriche di Saffo per canto e pianoforte
Tramontata è la luna – Invito all’Eràno
Respighi da Antiche danze e arie per liuto, terza suite (secoli XVI-XVII)
Trascrizione libera per orchestra d’archi
Italiana, Siciliana, Passacaglia
Berio Sequenza IV per pianoforte
O King per mezzosoprano, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte
Clementi Impromptu per clarinetto e quartetto d’archi
Bach Concerto n. 5 in fa minore per pianoforte e orchestra BWV 1056
[Allegro moderato], Largo, Presto
mezzosoprano Jana Mrazova clarinetto Gaetano Russo
pianoforte Bruno Canino
NUOVA ORCHESTRA SCARLATTI
Biglietto singolo concerto: Prevendite abituali e su www.azzurroservice.net
Vendita al botteghino 1 ora prima del concerto
Dialoghi & Invenzioni, un’altra immersione nel mondo della musica ‘nuova’ del ‘900. Si parte con le Invenzioni per pianoforte e le Due liriche di Saffo di Goffredo Petrassi (1904-2002), concepite nel pieno della seconda guerra mondiale, gemme di ritmo e rigore, dove la forma è un’ancora di salvezza contro il caos della storia. Al rigoroso neoclassicismo petrassiano fanno da controcanto dialettico le Antiche danze e arie di Ottorino Respighi, una pagina del 1931. Il grande orchestratore (autore di magniloquenti poemi sinfonici quali Le fontane di Roma, I pini di Roma, Feste di Roma) nella libera e trasparente orchestrazione per archi di questi brevi brani tardo-rinascimentali ricerca suggestivi impasti timbrici, di decadente raffinatezza. Ritroviamo in questo programma Luciano Berio (1925-2003) uno dei più vitali artefici della musica del XX secolo, con la Sequenza IV per pianoforte: scopriremo che le Sequenze non solo pezzi virtuosistici, ma autentici “copioni scenico-musicali”, costruiti intorno alla peculiare personalità di un grande solista, piccoli ‘atti unici’ in cui il protagonista, in una sorta di ‘soliloquio a due’ mette in scena la storia della sua personale relazione con il proprio strumento: movimento, ‘teatro’. Saremo avvolti poi dai suoni lunghi della magica scomposizione sonora di O King, brano scritto da Berio in memoria di Martin Luther King: “La voce enuncia i diversi elementi fonetici del nome che, infine, viene gradualmente ricomposto: O Martin Luther King”. Seguirà poi il fascino sonoro dell’Impromptu per clarinetto e archi del catanese Aldo Clementi (1925-2011), un allievo illustre di Petrassi, dove fitte trame micro-polifoniche ruotanti su se stesse si dissolvono in fasce sonore cangianti, in un ipnotico carillon che gradualmente svanisce nel silenzio.
Scoprire la musica contemporanea può ampliare gli orizzonti del nostro ascolto, farci gustare in modo più profondo e consapevole il grande repertorio classico. Qui le rigorose strutture petrassiane saranno una buon viatico per godere appieno, a fine programma, il Concerto per pianoforte e orchestra in fa minore BWV 1056, di J. S. Bach: luminoso capolavoro dove l’impronta italiana si sposa con la serrata costruttività bachiana. Spiccherà il celebre, amatissimo Largo centrale: un arco melodico sospeso sul pizzicato degli archi di eleganza sublime, che mai come questa volta ci suonerà ‘contemporaneo’.
Il mezzosoprano Jana Mrazova, nata a Praga in una grande famiglia di musicisti di fama internazionale, ha Intrapreso giovanissima la carriera di solista, specializzandosi sia nel repertorio del 600’ e 700’ sia in quello del ‘900. Raffinata ed entusiasta musicista, capace di cantare in sette lingue diverse, è diventata ben presto l’interprete ricercata dai più importanti compositori della musica contemporanea: ha debuttato al Teatro alla Scala con la prima assoluta di Montag aus Licht di K. Stockhausen. Ha collaborato con Berio per numerose esecuzioni dei Folk Songs diretti dall’autore, riscuotendo ovunque un enorme successo.
Gaetano Russo, fondatore e direttore artistico della Nuova Orchestra Scarlatti di Napoli, è stato Primo Clarinetto dell’Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli e dal 1980 al 1992 Primo Clarinetto solista dell’Orchestra Scarlatti della RAI di Napoli. Ha tenuto concerti in veste di solista in tutta Italia e nei principali centri europei: da Parigi a Berlino, da Salisburgo a Stoccolma.
È da sempre impegnato nella promozione e diffusione del repertorio contemporaneo; molte le sue esecuzioni solistiche in presenza degli autori: Goffredo Petrassi, Luciano Berio, Pierre Boulez, Franco Donatoni, Krzysztof Penderecki, ed altri.
Bruno Canino, uno dei più prestigiosi pianisti della scena internazionale, è nato a Napoli, e ha studiato a Milano, dove poi ha insegnato per 24 anni. Come solista e pianista da camera ha suonato nelle principali sale da concerto e nei più prestigiosi festival europei, in America, Australia, Giappone e Cina. Ha suonato sotto la direzione di Claudio Abbado, Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Luciano Berio, Pierre Boulez, con orchestre quali la Filarmonica della Scala, l’Orchestra di Santa Cecilia, i Berliner Philharmoniker, la New York Philharmonia. Si è dedicato in modo particolare alla musica contemporanea, lavorando, fra gli altri, con Pierre Boulez, Luciano Berio, Karlheinz Stockhausen, György Ligeti, Bruno Maderna, Luigi Nono, Sylvano Bussotti, di cui spesso ha eseguito opere in prima esecuzione. I suoi libri Vademecum del pianista da camera e Senza musica sono editi da Passigli.
I testi
Due liriche di Saffo
Versione originale di Salvatore Quasimodo (da Lirici greci)
TRAMONTATA È LA LUNA
Tramontata è la luna e le Pleiadi a mezzo della notte; anche giovinezza già dilegua, e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros, come vento sul monte che irrompe entro le querce; e scioglie le membra e le agita, dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele; e soffro e desidero.
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INVITO ALL’ERANO
Venite al tempio sacro delle vergini Dove più grato è il bosco e sulle are fuma l’incenso.
Qui fresca l’acqua mormora tra i rami dei meli: il luogo è all’ombra di roseti, dallo stormire delle foglie nasce profonda quiete.
Qui il prato dove meriggiano i cavalli è tutto fiori della primavera e gli aneti vi odorano soavi.
E qui con impeto, dominatrice, versa Afrodite nelle tazze d’oro chiaro vino celeste con la gioia. |
All’inizio di questo secondo appuntamento con la musica ‘nuova’ del ‘900 troviamo un grande protagonista, Goffredo Petrassi. Nato nel 1904 a Zagarolo in provincia di Roma, e morto nella Capitale nel 2003, ha attraversato tutto il XX secolo, i suoi drammi e le sue crisi estetiche e morali con l’umiltà, la saggezza e la tempra secolare dell’homo faber, di uno che ha continuato instancabile a costruire – dopo ogni guerra, ogni rivolta, ogni disillusione – strutture forti e coerenti. La sua musica è un autentico ‘crocevia’ di storia e modernità, carico di influssi vari: dal tardo-romanticismo e dal neoclassicismo al rapporto polemico/dialettico con la seconda avanguardia.
Le Invenzioni per pianoforte sono concepite tra il 1942 e il 1944, nel pieno della notte oscura della seconda guerra mondiale. Qui il rigore della forma, nel segno evidente di Bach e di Hindemith (ma sempre animata da una vitalità ritmica e una passione tipicamente petrassiane), è un’ancora di salvezza contro il caos e l’orrore dei tempi, un laico esercizio dello spirito. Anche le Due liriche di Saffo per voce e pianoforte del 1942 si muovono nello stesso clima di limpida essenzialità. I versi saffici – nella traduzione, o meglio, ‘ri-creazione’ poetica di Salvatore Quasimodo (con alcune varianti dettate da esigenze metrico-musicali) – sono intonati con ritmo dinamico e concentrazione lirica: così la stupenda immagine di Eros “come vento sul monte / che irrompe entro le querce” in Tramontata è la luna; cosi l’impetuosa, dominatrice Afrodite che “versa … nelle tazze d’oro / chiaro vino celeste con la gioia” in Invito all’Eràno.
Al rigoroso neoclassicismo petrassiano fanno da dialettico controcanto le Antiche danze e arie di Ottorino Respighi, una pagina del 1931. Il compositore bolognese si rivolge al passato con un atteggiamento completamente diverso: da grande orchestratore (autore di magniloquenti poemi sinfonici quali Le fontane di Roma, I pini di Roma, Feste di Roma) anche nella libera e trasparente orchestrazione per archi di questi brevi brani tardo-rinascimentali sperimenta impasti di colore, ricerca sensuali suggestioni timbriche; un piccolo capolavoro di raffinato gusto dannunziano.
Ritroviamo in questo secondo programma Luciano Berio (1925-2003), uno dei più vitali artefici della musica del XX secolo, e riprendiamo l’ascolto delle Sequenze per strumento solo, matrice centrale di tutta la sua creatività: non semplici pezzi di bravura trascendentale ma autentici “copioni scenico-musicali”, costruiti intorno alla peculiare personalità di un grande solista; piccoli ‘atti unici’ in cui il protagonista, in una sorta di ‘soliloquio a due’ (P. Griffiths), mette in scena la storia della sua personale relazione con il proprio strumento: movimento, ‘teatro’. A proposito della Sequenza IV per pianoforte (1966) scrive Berio stesso: “Due sequenze armoniche indipendenti si sviluppano simultaneamente e a volte si interpenetrano: una reale, affidata alla tastiera, e l’altra in un certo senso virtuale, affidata al pedale tonale. In Sequenza IV, come nelle altre Sequenze, ho voluto elaborare una polifonia di azioni, intesa come esposizione e sovrapposizione di caratteri strumentali e gestuali differenti di cui uno ‘commenta, penetra e modifica l’altro’ ”.
Ancora Berio in programma con O King, brano del 1968 composto in memoria di Martin Luther King (dedica che attesta il costante binomio tra ricerca creativa e testimonianza civile nell’opera di questo musicista). O King è una pagina di grande fascinazione sonora con le sue lunghe, avvolgenti sonorità, che si situa su quel versante della sperimentazione legata alla scomposizione fonica di testi verbali che impegnò Berio soprattutto fra gli anni ’60 e ’80 del secolo scorso, in risonanza con le analoghe ricerche di ricombinazione delle forme poetiche e narrative, da Sanguineti a Calvino. Ecco cosa scrive l’autore stesso: “Il testo è costituito semplicemente dalla enunciazione del nome del martire negro. Le parole e i loro componenti sono sottoposti a un’analisi musicale che è parte integrante della struttura generale. La voce enuncia i diversi elementi fonetici del nome che, infine, viene gradualmente ricomposto: O Martin Luther King”.
Petrassi è stato anche uno dei più grandi maestri di composizione del XX secolo: Le sue lezioni di musica erano sempre anche lezioni di civismo. Ma egli non imponeva regole, le proponeva con un metodo empirico, antidogmatico, maieutico: come un maestro di una bottega del Rinascimento. Ha scritto in proposito: “Mi interessava molto seguire lo sviluppo della personalità di un giovane che desiderava diventare un compositore con le idee che lui proponeva e che io combattevo. Da questo confronto nasceva una dialettica”. Tra i suoi allievi più illustri vi è anche il catanese Aldo Clementi (1925-2011), che dal serialismo post-weberniano approda intorno agli anni ’60 a una sua personale poetica ‘informale’, dove fitte trame micro-polifoniche ruotanti su se stesse si dissolvono in fasce sonore cangianti, dalla superficie uniforme e traslucida come quella di certi oggetti dell’optical art; così nell’Impromptu per clarinetto e quartetto d’archi in programma (1989), una sorta di avvolgente, ipnotico carillon che man mano svanisce nel silenzio.
Scoprire la musica contemporanea, attraversarla anche quando pare disorientarci, può donare al nostro ascolto nuove insospettate prospettive, che ci possono far gustare in modo più profondo il grande repertorio classico. A tal proposito, qui le rigorose strutture petrassiane saranno una buon viatico per godere appieno, a chiusura del programma, il Concerto per pianoforte e orchestra in fa minore BWV 1056 di J. S. Bach: la luminosa impronta italiana, vivaldiana, si coniuga con la serrata costruttività bachiana; fra il dialogo intenso dell’Allegro iniziale e la veemente energia danzante del Presto finale si leva il celebre, amatissimo Largo, centrale: un arco melodico sospeso sul pizzicato degli archi di eleganza sublime, che mai come questa volta ci suonerà ‘contemporaneo’.
BERIO SU BERIO
Sequenza IV per pianoforte
“Sequenza IV per pianoforte può essere considerata come un viaggio di esplorazione attraverso le regioni sconosciute e conosciute del colore e dell’articolazione strumentali. Due sequenze armoniche indipendenti si sviluppano simultaneamente e a volte si interpenetrano: una reale, affidata alla tastiera, e l’altra in un certo senso virtuale, affidata al pedale tonale.
In Sequenza IV, come nelle altre Sequenze, ho voluto elaborare una polifonia di azioni, intesa come esposizione e sovrapposizione di caratteri strumentali e gestuali differenti.
Sequenza IV è stata scritta nel 1966 per Jocy de Carvalho.”
O King
“Composto nel 1968 per mezzosoprano, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, questo lavoro vuole essere un tributo alla memoria di Martin Luther King.
Il testo è costituito semplicemente dalla enunciazione del nome del martire negro. Le parole e i loro componenti sono sottoposti a una analisi musicale che è parte integrante della struttura generale.
La voce enuncia i diversi elementi fonetici del nome che, infine, viene gradualmente ricomposto: «O Martin Luther King»”.