Il Concerto
Racchiusi in unico programma il primo e l’ultimo capolavoro strumentale di W. A. Mozart, l’«alfa» e l’«omega» di un genio e il segno della sua continuità.
Scritta alla fine del 1764, quando Wolfgang a solo 8 anni, la Sinfonia K 16 ci dà l’emozione di una rivelazione, fin dalle prime battute, quando a una semplicissima idea ritmica costruita sui gradi fondamentali dell’accordo di mi bemolle maggiore segue inaspettata una dolcissima frase cantabile, avvolta dal patos timbrico dei fiati. Come dire «maschile» e «femminile» insieme, accostati ed equilibrati in quella luminosa capacità di canto che sarà un segno fondamentale dell’intera parabola creativa del Salisburghese, e che ritroviamo sublimata nell’ultima grande pagina strumentale, il Concerto per clarinetto e orchestra in la magg. K 622, concepito nell’ottobre del 1791, a tre mesi appena dalla scomparsa del compositore.
Qui l’inesauribile vena melodica viene interpretata dal timbro penetrante del clarinetto, voce nuova e conturbante nel paesaggio orchestrale del tardo Settecento, e che Mozart sfrutta in tutti i suoi colori, anche i più gravi e oscuri, con un’ampiezza che avrà pochi riscontri nella successiva letteratura dedicata allo strumento.
In questo concerto i temi musicali sono veri e propri personaggi sulla scena, nascono l’uno dall’altro per germinazione diretta, senza pause, dando vita a un arco espressivo straordinariamente unitario, tale da sfuggire all’analisi e che schiude profetici orizzonti alla forma classica: dall’impulso dell’Allegro iniziale all’incanto sospeso dell’Adagio, centro poetico della composizione, all’ambivalente leggerezza del Rondò.
Qui l’invenzione mozartiana accentua il suo carattere ‘umano’ e ‘vocale’ e dunque ‘teatrale’, e ciò rende ragione dell’accostamento – ricco di suggestioni per il pubblico – con il piccolo capolavoro scenico di Cimarosa, un accostamento destinato a comunicare una suggestione al pubblico.
Il maestro di cappella è un perfetto ed esilarante congegno teatrale e musicale, a metà fra intermezzo comico e pantomima orchestrale, databile intorno al 1795, frutto maturo dell’invenzione di Cimarosa che eleva lo stile buffo di scuola napoletana a linguaggio scenico di respiro e successo internazionali.
Nel Maestro di Cappella i vari strumenti, chiamati di volta in volta all’appello e incitati dalla robusta verve del basso comico, diventano man mano protagonisti dell’azione, ciascuno con il suo peculiare carattere espressivo. All’inizio è tutto un gran parapiglia, poiché nessuno entra al momento opportuno (gli oboi al posto dei violini, il contrabbasso , le “violette” e il flauto prima del tempo…), ma poi come per miracolo tutto si compone nel perfetto “armonico fracasso” dell’ ”orchestra benedetta”.
Una geniale prova di concerto dove con moderno gesto scenico l’Orchestra settecentesca, nel pieno della sua maturità, si fa Teatro, rappresenta se stessa e quasi idealmente si consegna all’imminente secolo romantico: una divertentissima pièce in grado ancor oggi di conquistare la più ampia platea.
Il Programma
W. A. Mozart
Sinfonia n. 1 in mi bemolle magg. K 16
Molto allegro, Andante, Presto
D. Cimarosa
“Il maestro di cappella”
per basso comico e orchestra
W. A. Mozart
Concerto in la magg. per clarinetto e orchestra K 622
Allegro, Adagio, Rondò
basso Juan Possidente
clarinetto Gaetano Russo
Info
Cimarosa/Mozart
Organico orchestrale: circa 26 elementi + 2 solisti
Scheda tecnica:
la realizzazione del programma richiede:
– sedie per l’intero organico orchestrale.
– luci idonee alla scaletta del programma con tecnico a disposizione per prove e concerto
Contatti
Nuova Orchestra Scarlatti
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